Urbex, scopriamo i segreti dell’esplorazione urbana.
La fotografia urbex o esplorazione urbana, acronimo di urban exploration, è diventata molto popolare negli ultimi anni. Il mix di avventura, esplorazione e adrenalina attira sempre più persone, diventando la moda del momento nel campo fotografico. L’urbex consiste nell’esplorare e fotografare luoghi o relitti abbandonati dall’uomo introducendosi senza permesso in aree interdette. Grazie a questo genere fotografico molto particolare, molti luoghi abbandonati possono tornare nuovamente in vita. In realtà il termine urbex è così vasto che secondo me può includere tanti modi diversi di praticare questa disciplina. Comunque si voglia chiamare il fascino delle rovine e dei luoghi abbandonati è innegabile.

La villa del cavaliere abbandonata dove il tempo si è fermato
La vera essenza dell’urbex è pura esplorazione. E’ essenziale lasciare tutto inalterato e soprattutto non portare mai via nulla dai luoghi abbandonati, non lasciare mai tracce del proprio passaggio. O almeno così dovrebbe essere. Purtroppo a distanza di mesi, alle volte anche di pochi giorni, oggetti caratteristici del luogo spariscono. Mi viene in mente il furto dell’attestato appeso al muro della villa del cavaliere o una statua raffigurante la morte sparita da un’altra villa e riapparsa poi in discutibili video su YouTube. Non parliamo poi delle persone che creano veri e propri set fotografici senza degnarsi neanche di rimettere a posto quanto spostato. Spero che questa piccola guida possa essere utile a chi si avvicina per la prima volta all’esplorazione urbana.
Esplorazione urbana, come iniziare
Ci sono diversi modi di vivere l’esplorazione urbana e diversi livelli di difficoltà in questa disciplina. I principianti dovrebbero iniziare esplorando i luoghi più conosciuti e semplici da accedere, magari iniziando da quelli nei dintorni della propria città. All’inizio sembrerà tutto molto difficile e pericoloso, ma il coraggio crescerà con l’aumentare della propria esperienza. E’ utile affidarsi ai consigli di qualche esploratore più esperto e magari partecipare a qualche uscita di gruppo. E’ facile trovare compagni d’avventura grazie a Facebook, Telegram o Whatsapp.

Capannone abbandonato di un vecchio consorzio agrario
Ci sono migliaia di luoghi abbandonati sparsi per il mondo, ma non tutti sono semplici da esplorare. I luoghi abbandonati più gettonati dagli esploratori urbani sono: manicomi e ospedali, ville e castelli, vecchie fabbriche e impianti industriali. Per iniziare consiglio ai neofiti di documentarsi su siti storici, villaggi abbandonati o locali di cui non sentiamo parlare da un bel po’ di tempo.

I manicomi abbandonati sono molto gettonati nel mondo dell’esplorazione urbana
Per alcune persone l’urbex è solo adrenalina e divertimento, altri sono spinti dalla passione di documentare e indagare sullo stato di abbandono di alcuni fantastici luoghi. C’è poi chi pratica urbex solo per la fotografia sperando di catturare immagini spettacolari e ottenere più consensi possibili a colpi di like sui vari social network. Ogni posto che visitiamo, dal più semplice dei ruderi alla villa sontuosa, nasconde dei particolari degni di essere fotografati. Sta a noi e alla nostra creatività saperli cercare e valorizzare. Bisogna sempre eseguire una ricerca accurata e scrupolosa.

Una scalinata particolarmente scenografica all’interno di un Grand Hotel
Fin da ragazzino mi divertivo esplorando luoghi abbandonati. Ovviamente la passione per la fotografia doveva ancora arrivare. Ricordo ancora la mia prima vera esplorazione come se fosse ieri. Ho perlustrato tutto l’intero complesso dell’ex convento domenicano del XIII secolo, compresi i sotterranei. Ora la struttura è completamente restaurata e ospita la sede dei Musei di San Domenico a Forlì. Non perdevo poi occasione per infilarmi in qualche rudere scoperto durante le passeggiate in campagna, sperando di fare chissà quale clamorosa scoperta.

Una villa abbandonata con i suoi particolari dipinti
Con l’arrivo della fotografia mi sono reso conto che praticando urbex è possibile ottenere immagini emozionanti. Una delle più belle esplorazioni urbane che abbia fatto è stata quella del manicomio di Colorno. Grazie alla sua atmosfera lugubre e ripensando a quello che una volta succedeva dietro quelle mura, l’esplorazione mi ha molto ispirato. Un’avventura che spero di fare il prima possibile è visitare la città fantasma di Pripyat, colpita dal terribile incidente nucleare di Cernobyl.
Non è tutto oro quello che luccica
Quando ho iniziato a informarmi su questo particolare genere fotografico, non avrei mai pensato di infilarmi in un ginepraio simile. Ho scoperto che le coordinate dei luoghi particolarmente interessanti sono una rara merce di scambio. Solo una cerchia ristretta di persone possiede la mappa del tesoro, tenuta al sicuro col pretesto della preservazione dei luoghi abbandonati. Le coordinate poi sono occasionalmente passate ad amici di amici e così si sparge la voce su un determinato luogo che diventa la moda del momento ed è letteralmente preso d’assalto. Trovo poi particolarmente interessante il fatto che gli stranieri abbiano le coordinate di luoghi sensibili e vengano regolarmente in pellegrinaggio in Italia, tornando a casa con foto di posti meravigliosi. Chissà quali oscuri scambi sono stati fatti in nome di fantastiche location estere. C’è poi da considerare anche il lato economico delle coordinate vendute in una sorta di mercato nero.

Una bellissima villa con dipinti Art Déco
Mettere le coordinate in chiaro secondo me non è un gran danno. I veri ladri in cerca di oggetti preziosi e del rame conoscono i posti abbandonati sicuramente meglio di noi. I vandali sono per lo più ragazzini del posto annoiati che devastano i luoghi senza un motivo preciso. Di solito gli esploratori urbani arrivano dopo e alcuni prendono solo dei souvenir. Solo in pochi casi si ha la fortuna di trovare un luogo completamente preservato. La maggior parte dei luoghi abbandonati è già stata violata da ladri, vandali e graffitari. I veri esploratori urbani devono sempre portare rispetto verso il valore ormai simbolico dei posti che visitano, anche se sono abbandonati da decenni, per preservarne la memoria.
Nella mia inesperienza iniziale pensavo che, chi praticasse un hobby di nicchia come l’esplorazione urbana, appartenesse a una comunità unita e coesa. Sotterfugi, bugie e litigi sono invece all’ordine del giorno. Come nella peggiore telenovela brasiliana spuntano personaggi alquanto bizzarri che narrano di storie su qualche fantomatico guardiano fantasma, allarmi inesistenti e altre diavolerie per scoraggiare le persone a entrare in determinate location. Il massimo del ridicolo trovo sia stato raggiunto quando ho scoperto che alcune persone mettono di proposito lucchetti e catene per impedire l’accesso agli altri esploratori urbani. Cosa non si fa per avere l’esclusiva su alcune immagini!

Questo splendido ufficio ora è completamente devastato dai ragazzini annoiati del paese
Praticare urbex è legale?
Ovviamente la risposta alla domanda è no. Facendo urbex entriamo in luoghi vietati, violando la proprietà privata. Il tutto poi si complica se ci infiltriamo clandestinamente all’interno di edifici militari o amministrativi. Mi vengono in mente quelle fantastiche immagini del Programma Buran scattate nella base militare in Kazakistan. Nella maggioranza dei casi è difficile, per non dire impossibile, ottenere le autorizzazioni necessarie da parte dei proprietari. Spesso è più semplice cercare di accordarsi col guardiano di turno. Insomma per dirla in parole povere l’urbex è una pratica illegale punita dalla legge. Esistono però aree abbandonate totalmente isolate che a nessuno importerà nulla se vi accediamo illegalmente. In questo caso possiamo esplorare la zona in tutta tranquillità.

Una testimonianza della drammatica storia italiana dentro una fabbrica abbandonata
Recinti e cartelli di divieto non scoraggiano di certo chiunque intenda entrare, ma forzare porte o finestre e spaccare serrature non è sicuramente un buon punto di partenza. Inoltre tutto questo dona una connotazione negativa a questo divertente hobby. Io entro solo se trovo un varco già aperto, diversamente lascio perdere e vado via. Se veniamo scoperti all’interno di un’area privata, possiamo aspettarci anche una denuncia. L’atto però è perseguito solo su richiesta, non parte in automatico.

La sala dei bottoni dentro una fabbrica abbandonata
Non è mai una buona idea scappare davanti alle forze dell’ordine, un guardiano autorizzato piuttosto che dei vicini troppo curiosi. E’ bene cercare d’intavolare un discorso mostrando la macchina fotografica e spiegando sinceramente il motivo della nostra visita. A fronte di un’eventuale perquisizione è importante non portare addosso o dentro lo zaino attrezzi da scasso e oggetti riconducibili al luogo visitato. Un’eventuale richiesta di cancellazione delle immagini scattate è una pratica non del tutto legale a essere sinceri ma può aiutare a dimostrare la nostra buona fede. Per fortuna le moderne macchine fotografiche sono dotate tutte di doppio slot per le schede di memoria. A buon intenditore poche parole.

Quello che resta di un vecchio ufficio
Solitamente alla fine si risolve tutto in una sonora tirata d’orecchie. Bisogna prestare particolare attenzione però ad alcune location perché i vicini, stufi del continuo via vai di persone, hanno la denuncia facile e fanno la guardia chiamando subito le forze dell’ordine. Ricordiamoci che anche se un posto è abbandonato da decenni può comunque essere controllato dalle forze dell’ordine o dalla vigilanza privata, come per esempio l’istituto di anatomia a Berlino.
L’esplorazione urbana e le visite guidate
Come spiegavo all’inizio la pratica urbex è così vasta che in alcuni casi può includere anche particolari visite guidate in posti normalmente inaccessibili e, per una volta tanto, senza violare la legge. Occasionalmente sono organizzati tour da diversi enti, come ad esempio il FAI, che permettono legalmente alle persone di entrare in luoghi abbandonati ma diversamente inaccessibili. L’esplorazione urbana per me significa anche scoperta della storia urbana, quindi non ho problemi a considerare urbex alcune visite guidate.

La Casa del Fascio a Predappio è abbandonata ma inaccessibile, tranne che con rare visite guidate
La pianificazione è importante
La prima fase è quella della pianificazione. Preparare l’uscita urbex con estrema cura è essenziale per riuscire in questo genere fotografico. Google maps e Google Street View sono due ottimi strumenti per avere un’ampia visuale della zona esplorare. Molto spesso dall’immagine satellitare si riescono a trovare edifici isolati e con il tetto rovinato, solitamente sinonimo di abbandono. Grazie alla condivisione sempre più veloce delle immagini attraverso il web possiamo farci un’idea abbastanza precisa su cosa ci attende. I forum di soft air sono un buon posto dove trovare informazioni. Su Facebook è nato un gruppo che mette in chiaro le coordinate, si chiama Urban Exploration Database. Offre ottimi spunti e all’interno dei post ci sono molte indicazioni sulla sicurezza dei luoghi da visitare. Se decidete di iscrivervi, ricordatevi che le regole di questo gruppo sono poche ma chiare quindi cercate di rispettarle. Un altro modo di documentarsi è chiedere informazione ai vicini o passanti e alle associazioni Onlus della zona. Inoltre controllare gli articoli sui quotidiani locali può rivelare qualche inaspettata sorpresa.

Una tipica macchina per cucire Singer di origine americana
Parcheggiare la propria macchina lontano e non in bella vista è cosa saggia. Prima di procedere con l’esplorazione, è meglio dare un’occhiata in giro per cercare entrate alternative rispetto a quella individuata in precedenza e ascoltare se ci sono voci di vicini o abusivi all’interno della struttura. Anche se abbiamo recuperato informazioni dettagliate sul punto di accesso, una volta arrivati sul posto le cose possono cambiare trovandolo chiuso. La cosa più importante di tutte è quella di mantenere sempre e comunque un profilo basso facendo meno rumore possibile. Bisogna essere decisi e veloci e non tergiversare davanti all’entrata di una villa o una fabbrica dismessa per non attirare troppo l’attenzione.

Nell’ex fabbrica della Bugatti a Campogalliano si entra solo attraverso la visita col custode
Dopo aver individuato il luogo giusto, occorrono diversi sopralluoghi per capire se il posto sia sicuro o meno, sorvegliato o pericolante. Bisogna cercare attentamente eventuali entrate, buchi nella recinzione e cancelli aperti. Grazie alla grande diffusione dei droni possiamo avere una visuale dall’alto per controllare lo stato dei tetti, catturando splendide immagini da un punto di vista insolito.

L’ex base della NSA del Teufelsberg è diventata il tempio dei graffitari
Solitamente prima di un viaggio in Italia o all’estero, mi documento su eventuali edifici abbandonati da esplorare nelle vicinanze della mia destinazione. Per esempio durante un viaggio a Berlino ho visitato il Teufelberg, ex base militare della NSA, ora tempio della street art. In Francia ho esplorato il famoso sito industriale di Lustucru alle porte di Arles.
La sicurezza prima di tutto
Prima di partire per la nostra esplorazione consiglio d’informare una persona di nostra fiducia sulle destinazioni e su quando prevediamo di tornare. Solitamente preferisco uscire con un gruppo ristretto di persone ma purtroppo mi capita anche di praticare esplorazione urbana in solitaria. In quel caso sono molto cauto e cerco di fare tutto con più calma. La fretta e l’agitazione portano a facili sviste e aumentano la probabilità di incappare in incidenti. Luoghi con sostanze tossiche o con amianto sono assolutamente da evitare se non siamo attrezzati adeguatamente.

La sala comandi di una nave mercantile russa abbandonata
Negli edifici abbandonati o pericolanti può succedere qualsiasi imprevisto, dai pavimenti o tetti che possono cedere all’improvviso, agli incontri inaspettati. La maggior parte degli inquilini che vivono dentro edifici abbandonati sono senzatetto. Di solito non creano problemi se gli spieghiamo che siamo interessati solo a fotografare l’edificio e non siamo lì per loro. Tuttavia capita di incontrare anche persone più aggressive. Quando incontriamo qualcuno, è essenziale mantenere la calma e valutare velocemente se è il caso di continuare l’esplorazione. La stessa cosa vale se incontriamo animali o cani selvatici. Soprattutto nelle uscite in solitaria se esploriamo il posto per la prima volta, bisogna essere molto cauti e fare tutto con calma. Non è da sottovalutare poi il rischio di perdersi nei sotterranei di un grande edificio. I pavimenti dei piani superiori possono crollare, così come le scale. E’ meglio camminare a ridosso delle pareti, che è la zona più resistente rispetto al centro dei pavimenti. Se non siamo sicuri che un piano regga è meglio non rischiare e interrompere l’esplorazione. Per esempio la struttura della chiesa di San Petrignone è evidentemente troppo compromessa per esplorare il primo piano.
Attrezzatura per l’esplorazione urbana. Che cosa portare?
Durante un’esplorazione può servire di tutto. Riempire lo zaino di attrezzatura può essere controproducente. Dobbiamo cercare di capire quali sono le cose essenziali che ci possono realmente servire durante le nostre uscite urbex e portare solo quelle. La preparazione dell’equipaggiamento è una fase molto importante. Uno zaino pesante e ingombrante sarà difficile da gestire nei passaggi stretti o nei cunicoli. La nostra attrezzatura dev’essere la più completa possibile, ma tale da mantenerci comunque agili.

Un vecchio proiettore Zenith in un cinema abbandonato
Vestiario
Uno zaino robusto e idrorepellente è la scelta migliore per portare la nostra attrezzatura. Io uso lo Zaino F-Stop Gear Loka da 37 litri che mi accompagna in giro per il mondo da diversi anni. Attualmente è fuori produzione, è in commercio solo la versione Ultra Light. Robuste calzature come scarpe da trekking, o ancora meglio un paio scarponcini, sono ideali per affrontare in tutta sicurezza l’esplorazione urbana. Lamiere taglienti, vetri rotti e chiodi arrugginiti possono facilmente bucare le suole più leggere delle scarpe da ginnastica. Ricordiamoci inoltre che nel periodo estivo all’esterno degli edifici la vegetazione cresce rigogliosa e ci impedisce di vedere con chiarezza cosa stiamo per calpestare.

Questa splendida villa affrescata sta letteralmente cadendo a pezzi
Il vestiario dev’essere adeguato alla stagione e al tipo di esplorazione. Per esempio d’estate quando so che devo attraversare campi o giardini incolti indosso pantaloni e maglietta sempre a maniche lunghe, di colore tendente al chiaro, perché mi proteggono da rovi e zecche. Per l’inverno abbigliamento leggero ma caldo, non ingombrante e che mi permetta di mantenere una certa agilità. In questo caso l’abbigliamento tecnico per l’outdoor va più che bene. Una giacca anti vento o un k-way sono essenziali in caso di brutto tempo. Anche l’abbigliamento da lavoro è ottimo in alcuni casi, molto robusto e i colori scuri aiutano a non farsi notare troppo. Consiglio d’indossare un paio di guanti tecnici per proteggere le mani da oggetti acuminati e taglienti. Io uso i guanti Mechanix The Original con cui mi trovo benissimo, protettivi e confortevoli da indossare.
Accessori
Un piccolo kit di pronto soccorso ci permette di trattare sul momento tagli e abrasioni. Una torcia elettrica a led e una robusta corda da arrampicata non dovrebbero mai mancare nello zaino. Gli edifici abbandonati sono solitamente senza elettricità e una lampada frontale può essere un comodo aiuto per vedere meglio nel buio dei corridoi. Una mascherina contro amianto polveri e muffe è una buona soluzione per non inalare sostanze tossiche. Il cellulare dev’essere sempre carico al massimo prima di ogni uscita e a portata di mano durante l’esplorazione in caso d’inconvenienti. Un rotolo di nastro americano, resistente e idrorepellente, dentro lo zaino può risolvere parecchi inconvenienti. E’ un accessorio veramente flessibile.

Un corridoio da incubo dentro un hotel abbandonato
Dato che non sappiamo quanto tempo ci porterà via l’esplorazione, è una buona idea avere una piccola riserva di cibo per integrare gli zuccheri in caso fame improvvisa. L’acqua non è mai abbastanza. Se non indossiamo la mascherina dobbiamo tenere presente che la polvere secca la bocca e la gola molto in fretta. Di conseguenza dovremo idratarci molto più spesso del normale.
Attrezzatura fotografica per l’esplorazione urbana
Qui entriamo in un campo davvero sconfinato e soggettivo. Mirrorless, Reflex, compatte o cellulari di ultima generazione, tutto va bene per immortalare i momenti migliori durante l’esplorazione urbana. L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di usare la fotocamera con cui abbiamo più familiarità, visto l’ambiente particolarmente ostile in cui operiamo. Per quanto mi riguarda, cerco di applicare la stessa regola che uso per il resto dell’attrezzatura. Preferisco viaggiare leggero e portare solo l’indispensabile. Uso sia la mirrorless Sony A7 II che la reflex Canon 5D mark IV. La lente che uso più di tutte è il Sony FE 16-35mm f/4 ZA OSS Vario Tessar T*, uno spettacolare zoom grandangolare che mi permette di riprendere prospettive uniche. Per Canon utilizzo il luminoso zoom EF 24-70mm f/2.8 L USM II. Sono innamorato del mio Leica 35mm Summilux f/1.4 ASPH che adattato sulla Sony A7II isola perfettamente i dettagli accompagnati da uno sfocato eccezionale. Se ho posto nello zaino, secondo il tipo di escursione, porto anche una Leica M6 analogica caricata con rullini Tmax o Ilford HP5 entrambi 400 ASA.

Con questa immagine dall’alto ripresa con un drone mi sono reso conto della vastità di questa fabbrica abbandonata e della sua pericolosità
Durante l’esplorazione urbana si fotografa in luoghi generalmente oscuri e i tempi di scatto si allungano. Per avere l’immagine più pulita possibile, cerco sempre di mantenere gli ISO al minimo. Serve quindi un buon treppiede, stabile ma leggero. Ho trovato un buon compromesso col Manfrotto 190 MF4 in carbonio senza colonna centrale. La testa a sfera sempre Manfrotto, è una 468MGRC4 in magnesio, robusta e affidabile. Ho aggiunto all’equipaggiamento un paio di comodi faretti a led per avere tutta l’illuminazione necessaria nelle zone più buie. Un mini cavalletto Manfrotto Pixi, batterie e schede di memoria di scorta completano la mia dotazione per l’esplorazione urbana.

Questa villa abbandonata sembra proprio la casa dei fantasmi
Molte persone scattano foto quasi tutte uguali e senza un filo conduttore. E’ stimolante creare invece una storia durante la nostra esplorazione urbana, esprimendo emozioni e documentando l’abbandono che ci circonda. C’è anche chi filma le proprie avventure con action cam tipo Go Pro, ma sinceramente sono pochi i video interessanti che circolano in rete. Preferisco dedicarmi esclusivamente alla fotografia per ricavare il meglio dalle mie esplorazioni. Personalmente mi piacciono molto le fotografie di Andy Kay e del suo sito Behind Closed Doors.

La natura ha ripreso il sopravvento in questa enorme serra abbandonata
Se analizziamo le fotografie urbex disponibili su internet e su Facebook di un determinato luogo, possiamo prendere spunto per realizzare immagini con prospettive diverse e più interessanti. Per esempio immagini con scene ricche di elementi sono caotiche e confuse, rischiano di annoiare o disorientare lo spettatore. In questi casi è meglio riprendere meno elementi possibili o concentrarsi sui particolari. Inoltre consiglio di adottare uno stile fotografico per tutte le foto che andremo a fare, uno stile che ci possa contraddistinguere. Stili e post produzione diversi contribuiscono a creare confusione. Durante l’esplorazione urbana possiamo riprendere una scena più ampia e subito dopo scattare la foto di un particolare o con un campo ristretto. Decideremo poi comodamente a casa davanti al computer quale foto può avere il maggiore impatto.

Quello che resta di questa bellissima discoteca abbandonata è solo il degrado
Quando pratico la fotografia durante l’esplorazione urbana, non mi piace usare la luce del flash. Piuttosto se mi trovo in difficoltà, uso i faretti a led che diffondono una luce più morbida e omogenea. Cerco sempre di sfruttare la luce naturale. I fasci di luce che passano attraverso finestre rotte e fessure bucano l’oscurità rendono l’atmosfera surreale e sognante, creando interessanti contrasti. Per ottenere un’inquadratura interessante può essere un’idea utile sfruttare linee e angoli per guidare lo spettatore da una parte all’altra dell’immagine.

La Sony A7II con lo zoom Sony Zeiss 16-35mm all’interno del manicomio di Colorno
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